Ritando di linguaggio:

quando preoccuparsi e a chi rivolgersi?

Come si sviluppa il linguaggio nel bambino?

Lo sviluppo del linguaggio è un processo caratterizzato da una grande variabilità interindividuale. Ogni bambino, infatti, sviluppa il linguaggio secondo i propri tempi e le proprie capacità.

Un aspetto importante da considerare è che lo sviluppo del linguaggio non consiste solo nella produzione del linguaggio, inteso come ciò che il bambino sa dire.Esso riguarda tutta una serie di abilità tra cui ascolto, riconoscimento di suoni diversi (discriminazione), competenze motorie, competenze cognitive, sviluppo affettivo.La maturazione delle abilità espressive e comunicative del bambino dipende da tutte queste competenze.

Il bambino impara prima a comunicare e poi a parlare.

L’emergere del linguaggio verbale è preceduto da una fase nonverbale o prelinguistica durante la quale il bambino acquisisce una serie di competenze comunicative che sono indispensabili per lo sviluppo linguistico: i prerequisiti.

Queste competenze emergono molto precocemente, generalmente entro i primi 12 mesi di vita.

Nel corso del primo anno di vita il bambino acquisisce diverse abilità comunicative ed impara a comunicare con il mondo esterno attraverso comportamenti gestuali e vocali (sorrisi, smorfie, diversi tipi di pianto, di vocalizzi e di gesti) con i quali segnala all’adulto che si prende cura di lui, i propri bisogni e le proprie emozioni.

Inizialmente tali comportamenti non sono intenzionali ma, nel tempo, l’interpretazione, il rinforzo e le risposte che gli adulti danno a questi segnali fanno sì che gradualmente essi assumano per il bambino un significato comunicativo preciso e stabile.

Se non sono presenti i prerequisiti, il linguaggio verbale potrebbe emergere in ritardo o non emergere affatto.

Cos’è il ritardo del linguaggio?

L’espressione ritardo del linguaggio indicabambini che, senza presentare particolari deficit uditivi, cognitivi e relazionali, sviluppano il linguaggio in ritardo rispetto alla media generale.

Come abbiamo visto ogni bambino segue un suo personale ritmo di sviluppo che deve essere rispettato. Non bisogna fare paragoni tra i bambini né avere aspettative elevate facendo richieste che vanno al di là delle sue capacità, esponendolo così ad insuccessi e frustrazione, oltre a pregiudicare la sua motivazione e minare la sua autostima.

Non bisogna tuttavia neppure porsi in uno stato di semplice “attesa fiduciosa”, correndo il rischio di perdere tempo prezioso.

E’ molto importante conoscere e fare attenzione, ad alcuni indicatori dello sviluppo del linguaggioper individuare precocemente eventuali difficoltà ed attuare interventi mirati per fornire al bambino l’aiuto di cui ha bisogno.

Gli studiosi riconoscono due principali criteri sulla base dei quali è possibile parlare di ritardo.

Ad oggi, sono definiti Parlatori Tardivi i bambini che:

  • a 24 mesi producono un numero di parola inferiore a 50

e/o

  • a 30 mesi non hanno sviluppato la capacità di combinare due parole (ossia non provano a formare le prime piccole frasi).

L’individuazione dei bambini parlatori tardivi si basa su una valutazione del logopedista.

Perché è importante rivolgersi al logopedista?

Spesso si sente dire che i bambini non sono pronti per la logopedia. Spesso non c’è una buona informazione e gli stessi pediatri tendono a sottovalutare la questione rimandando quanto più possibile un intervento logopedico.

Rivolgersi ad uno specialista quando il bambino è molto piccolo è importante per monitorare lo sviluppo linguistico del bambino e per intervenire precocemente in caso di bisogno.

Solo un’accurata valutazione clinica può identificare precocemente eventuali condizioni di rischio che potrebbero portare alla diagnosi di disturbo specifico del linguaggio.

Diversi studi dimostrano che un ritardo di linguaggio viene spesso recuperato a fatica dal bambino negli anni successivi e che molto spesso non viene recuperato affatto.

Possibili evoluzioni del ritardo del linguaggio

Il ritardo di linguaggio non è una diagnosi, ma una condizione clinica che può interessare bambini di età inferiore ai 3 anni.

L’età dei 3 anni rappresenta uno spartiacque tra un parlatore tardivo e un bambino con un probabile disturbo del linguaggio. Oltre questa età e solo dopo la valutazione di uno specialista, è possibile diagnosticare un Disturbo Primario di Linguaggio (DPL).

Quindi, dopo i 3 anni, le possibili evoluzioni di un ritardo del linguaggio sono due.

  1. Recupero del ritardo linguistico senza necessità di trattamento specifico. In questo caso si parla anche di “Late Bloomers”, cioè bambini che sbocciano in ritardo.
  2. Permanenza di un disturbo del linguaggio. In questo caso, sarà necessaria una valutazione più approfondita per accertare se si tratta di un Disturbo Primario di Linguaggio o se le difficoltà riscontrate possono essere ricondotte ad altra natura.

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