Coronavirus: voglia di Fase 2 o paura?

Come gestire le nostre emozioni e quelle dei bambini per prepararci a un ritorno alla “normalità” ?

In queste settimane abbiamo affrontato la prima fase del lockdown reagendo in modo diverso, c’è stata la fase della confusione, dello stordimento, quella dei balconi in festa o delle ricette fatte in casa con tanto di consigli su come fare scorta di lievito e di farina. Poi è arrivato il momento della rabbia e dello sconforto, e ora che si avvicina la Fase 2, come possiamo prepararci per gestire le emozioni e le paure dei nostri bambini?

Ogni nuovo inizio parte sempre da noi stessi. Molto dipende dal nostro stato d’animo, quanto spazio lasciamo alle emozioni affinché escano e si prendano il loro spazio? Siamo tutti in una situazione nuova, mai provata prima con molti dubbi e incertezze e ognuno di noi si trova a provare emozioni diverse molte volte contrastanti. Tutto ciò che non si conosce crea un misto di curiosità e ansia, quello stato di leggera tensione che ad esempio ci tiene bloccati davanti lo schermo mentre si guarda un film d’azione perché si vuole a tutti i costi vedere il finale. Ma se la paura è troppa, la curiosità diminuisce e arriva il terrore, stato emotivo che anziché spingerci all’azione ci ferma, ci blocca, ci paralizza. La paura è un’emozione primaria vuol dire che ce l’abbiamo in dotazione dalla nascita. Ci serve per sopravvivere e per evitare di metterci in situazioni pericolose. In effetti grazie alla paura sviluppiamo strategie alternative per riconoscere e affrontare le situazioni pericolose. Quindi la paura non è un’emozione da evitare o da controllare. Abbiamo solo lei che ci protegge dai pericoli, ma questo non basta. Ciò che facciamo con la crescita e con l’esperienza, è che impariamo a distinguere le varie paure (reali e immaginarie) e impariamo a costruire e a utilizzare gli strumenti adeguati per superarle ed elaborarle in modo che diventino una parte costruttiva di noi e non un ostacolo all’esperienza. E’ importante ricordare che quando non si riesce a far ciò è utile rivolgersi a un professionista a uno psicologo con cui intraprendere un percorso personale.

La paura unita all’esperienza e alla curiosità ci aiutano a sviluppare nuovi apprendimenti ma allora perché noi genitori abbiamo paura della paura?

Anche Mufasa lo spiega a Simba nel “Re Leone” che il coraggio esiste solo quando si ha paura. Insegniamo quindi ai nostri bimbi ad avere il coraggio di affrontare le proprie paure. In qualità di genitori spesso cerchiamo invece di evitare che i nostri bimbi provino paura, minimizzandole il più possibile, evitando di parlarne e cercando distrazioni. Ma così facendo come possiamo essere d’aiuto se non li aiutiamo a venire in contatto con le loro emozioni? Siamo pronti ad accoglierle? Siamo certi di sapere che emozioni proveranno quando usciranno di casa la prima volta e vedranno tutte le persone con le mascherine? Quali saranno i loro pensieri e le loro paure sul Coronavirus?

Ecco alcuni spunti di riflessione da cui partire:

– Prima di tutto dobbiamo abbandonare lo stereotipo del “perfetto genitore” che ognuno di noi ha. Ogni bambino ha bisogno che i suoi genitori siano presenti, credibili e affidabili. Non che siano perfetti. L’errore di mamma e papà è un insegnamento prezioso perché mostra che sbagliare è naturale e che proprio dagli errori che maturano nuove competenze e abilità, non solo pratiche ma anche emotive! Quindi prima di tutto perdoniamo noi stessi e la nostra imperfezione.

Parliamo con i nostri figli, ascoltiamoli attentamente. Nell’ascolto sospendiamo il tempo, la fretta e il giudizio. Ascoltiamo parola per parola, profondamente, solo così entreremo in contatto anche con il loro stato emotivo, cerchiamo di comprendere davvero come stanno. Sentirsi ascoltati e compresi li aiuterà ad aprirsi. Mettiamoci alla loro altezza, guardiamoli negli occhi non anticipiamoli o correggiamoli nel linguaggio, troveranno loro le parole giuste per proseguire il discorso. Molte volte è difficile “far parlare i bambini”, i bambini raramente fanno discorsi elaborati e frasi lunghe. Sono molto sintetici ma questo non vuol dire che non comunicano. Loro comunicano e si esprimono molto bene tramite il gioco. Quindi oltre ad ascoltarli, giochiamo con loro, giochiamo in modo spontaneo e libero non in modo didattico e direttivo. Lasciamoci condurre nel loro gioco e verremo così accompagnati nel loro mondo interiore.

Non fingiamo che va tutto bene, meglio esprimere con parole adeguate all’età il nostro stato d’animo reale. Perché sono bambini ma non sono “stupidi” e se io genitore fingo o mento, loro lo percepiscono. Un esempio è la frase oramai trasformatasi in un mantra “Andrà tutto bene”, frase che personalmente non ho mai condiviso non perché non voglio che vada tutto bene, anzi lo spero proprio, ma perché sinceramente non so come andrà. So solo che il lieto fine assicurato, esiste nei racconti e nelle favole. Per fare una citazione di un cartone animato il saggio Oogway, la tartaruga, parla così a Shifu maestro di Po “Ti preoccupi troppo di ciò che era e di ciò che sarà. Ieri è storia, domani è mistero, ma oggi è un dono ed è per questo che si chiama presente”. Non posso dire quindi che andrà tutto bene perché sono qui non sono nel futuro ma cerco di vivere l’oggi il presente affinché si arrivi a un domani migliore.

Progettiamo e accettiamo. Aldilà dei decreti ministeriali e le relative restrizioni, noi avremo un compito arduo, dovremo permettere a noi stessi di accettare l’idea che il pericolo ci sarà sempre ma non dobbiamo permettere a questa paura di trasformarsi in terrore e quindi a bloccare le nostre vite e quelle dei nostri figli. Non neghiamo la paura ma riconosciamola e pensiamo a una strategia operativa per andare avanti. Questo mi ricorda il film de “I Croods”, film DreamWorks che vede come protagonista una famiglia di cavernicoli riusciti a sopravvivere in un mondo ostile grazie alla paura. È la paura che li tiene in vita; per loro tutto ciò che è nuovo è pericoloso, la curiosità è male, uscire di notte è letale, insomma, tutto è proibito. Regole ferree che mi riportano ai giorni nostri in cui tutto ciò che è fuori casa è pericolo. Le loro giornate si susseguono quindi tutte uguali, rinchiusi quasi tutto il tempo nella loro sicura caverna (senza luce) e fuori negli immediati dintorni solo per cacciare. Una quotidianità che sta stretta alla figlia Hip, adolescente ribelle che insegue il sole e si arrampica sognando confini lontani. Ma la loro vita cambia escono dalla loro caverna e imparano che esiste un nuovo modo di vivere dove non è più la paura a regnare sovrana ma la speranza.

– Nella fase 2 ci saranno molte regole in più che andranno spiegate ai nostri bambini affinché le rispettino ma non dimentichiamoci che il domani potrà essere vissuto unendo alla paura la curiosità verso le nuove esperienze.

– Lo psicologo è la figura professionale da contattare per un consulto sugli aspetti legati alla genitorialità e alla comprensione delle emozioni dei propri figli.

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